Monetizzare i dati e la loro analisi: le aziende trovano nuove fonti di reddito
26 Giugno 2017
I dati e la capacità di analizzarli rappresentano un asset ormai imprescindibile per supportare ler aziende nella definizione della strategia aziendale, nell’elaborazione di campagne di marketing, nella progettazione id nuovi prodotti. Quello che raramente viene preso in considerazione è il loro valore intrinseco, cioè la possibilità di vendere direttamente i dati e le loro analisi. L’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, sebbene riconosca che solo il 7% delle aziende vende i propri dati, evidenzia che il 26% sta valutando di farlo abilitando così l’apertura di nuove linee di business.
I dati e la capacità di analizzarli rappresentano un asset ormai imprescindibile per supportare ler aziende nella definizione della strategia aziendale, nell’elaborazione di campagne di marketing, nella progettazione id nuovi prodotti. Quello che raramente viene preso in considerazione è il loro valore intrinseco, cioè la possibilità di vendere direttamente i dati e le loro analisi. L’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, sebbene riconosca che solo il 7% delle aziende vende i propri dati, evidenzia che il 26% sta valutando di farlo abilitando così l’apertura di nuove linee di business.
Oggi sempre più la definizione ed elaborazione delle strategie aziendali trova nella big data analysis un supporto fondamentale. Che quindi i dati, e la capacità di correlarli e analizzarli, rappresentino uno degli asset principali di un’azienda è un assunto ormai assodato; quello che raramente si prende in considerazione è il loro valore intrinseco e, di conseguenza, la capacità di monetizzarli direttamente come se fossero un qualunque altro prodotto dell’azienda.
L’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, nell’ambito della ricerca annuale (952 CIO e Responsabili IT) per monitorare il valore strategico che le metodologie di analytics svolgono nelle imprese, stimandone il mercato, analizzando i modelli organizzativi adottati e le competenze necessarie e mettendo in luce vantaggi e criticità, ha effettuato un approfondimento sulle nuove possibilità di creazione di valore offerte dalla cosiddetta "Data Monetization" perché, come si legge nel Report: “La capacità di identificare relazioni nascoste nei dati a disposizione delle organizzazioni, infatti, non consente solo di ottimizzare i processi ed aumentare la competitività, ma permette di aprire nuove opportunità di generazione di valore”.
Come vedremo di seguito, infatti, oltre alla pura vendita del dato cosiddetto “grezzo”, le analisi che vengono effettuate sui dati raccolti danno vita a informazioni che possono essere vendute. IDC ha di recente affermato che nel 2025 verranno creati 180 zettabyte di dati e che la data monetization rappresenterà per molte aziende una delle principali fonti di reddito.
Le opportunità della vendita diretta e indiretta dei dati
La monetizzazione dei dati, ossia la generazione di nuovi ricavi attraverso la vendita o lo scambio di dati in possesso di un’azienda, viene classificata in diretta o indiretta.
Con la prima si identifica la valorizzazione del dato grezzo, così come viene raccolto, senza ulteriori elaborazioni e la vendita può avvenire a progetto (cioè con una singola transizione) o in sottoscrizione (nella vendita si definisce un intervallo di tempo entro il quale i dati vengono aggiornati dalla realtà venditrice).
Più complessa la monetizzazione indiretta dove entrano fortemente in gioco le tecnologie di big data analytics e quello che si vende è un servizio: al dato viene associato uno strato di intelligenza che deriva dalla capacità di interpretazione dei dati (dove quindi entra in gioco tutta l’expertise specifica dell’azienda).
La ricerca dell’Osservatorio si è focalizzata sulla monetizzazione diretta, cercando di capire qual è l’approccio delle aziende italiane alla vendita e all’acquisto di dati. Il 32% del campione di grandi imprese (149 realtà sulle 952 indagate) dichiara di acquistare dati da integrare con quelli raccolti direttamente. Nella stragrande maggioranza dei casi, le aziende preferiscono rivolgersi principalmente (86%) a veri e propri Data Provider ossia realtà il cui core business è proprio la vendita di dati, ma è interessante notare (soprattutto perché indica l’opportunità di sfruttare i propri dati da parte di realtà che non lo fanno di mestiere) che il 26% si rivolge anche a realtà appartenenti al proprio settore e il 29% a quelle di altre industry. La relazione d’acquisto viene instaurata con una frequenza che varia da caso a caso: la scelta ad oggi preferita risulta essere quella a sottoscrizione (84%) (con frequenza di aggiornamento che dipende dalla tipologia di dato e può essere: mensile 36%, giornaliera 14%, settimanale 12%, annuale 12% o real-time 10%), mentre l’approccio a progetto viene utilizzato solo nel 16% dei casi.
Retail e Telco sono le industry alle quali più frequentemente ci si rivolge per acquistare dati, confermando che la grande mole di dati relativa al comportamento dei consumatori raccolta da queste realtà rappresenta una miniera di estremo valore.
Per approfondire il tema, leggere l’articolo integrale Vendere i dati: una nuova fonte di reddito http://www.zerounoweb.it/approfondimenti/big-data/vendere-i-dati-una-nuova-fonte-di-reddito.html pubblicato su www.zerounoweb.it.